Quali sono le cause del fenomeno “sulla punta della lingua”?
Ecco alcune teorie
Secondo la classica teoria dell’interferenza, informazioni simili per significato o suono (ma scorrette) intralciano il recupero della parola che cerchiamo di rievocare. Nell’esempio del dentista, il cognome Bianco interferisce e blocca il recupero di Rossi.
Per il modello del deficit di trasmissione, una parola rimane “sulla punta della lingua” in quanto si attiva solo la sua rappresentazione semantica (il significato) ma non quella fonologica (il suono). Quindi, secondo questa teoria, il cognome del signor Rosato che non riusciamo a ricordare, potrebbe venirci in mente alla vista di una rosa.
Infine, secondo la teoria dell’attivazione parziale, una parola “sulla punta della lingua” risulta momentaneamente inaccessibile al ricordo, perché la sua attivazione in memoria sarebbe insufficiente per permetterne il recupero. E’ come se quella parola fosse poco “accesa” e che per emergere e manifestarsi nella memoria cosciente avesse bisogno dell’aiuto di un termine simile per suono o significato.
Il fenomeno “sulla punta della lingua” e l’invecchiamento.
Gli studi effettuati con persone adulte e anziane registrano la presenza del fenomeno “sulla punta della lingua” in modo trasversale a tutte le età con un aumento della frequenza collegata all’invecchiamento. Infatti, mentre nei giovani adulti tale problema si manifesta in media una volta a settimana, negli anziani può accadere fino ad una volta al giorno. Durante l’invecchiamento si modifica il funzionamento dei processi di selezione e di recupero delle informazioni. Quindi, per le persone anziane diventa più difficile inibire le informazioni irrilevanti che possono interferire e ostacolare il recupero dell’informazione rilevante, aumentando il rischio di incorrere nel suddetto problema. Come evidenziato dagli studi, il fenomeno “sulla punta della lingua” si verificherebbe soprattutto con le parole utilizzate più raramente, con quelle astratte e con i nomi propri (di persona, cognomi, nomi di luoghi) piuttosto che con le parole di uso frequente, con quelle concrete e con i nomi comuni.
Come possiamo aggirare il fenomeno “sulla punta della lingua”?
Di solito circa la metà delle parole “sulla punta della lingua” tornano in mente entro pochi minuti. Ma se questo non succede, come ha dimostrato un recente studio, sforzarsi a lungo nel tentativo di recuperare la parola a ogni costo, aumenta la probabilità futura di averla nuovamente “sulla punta della lingua”. Infatti, sembra che dalla ripetizione di tentativi sbagliati, la mente apprenda un modello erroneo di recupero dell’informazione. Quindi, se la situazione lo consente, è consigliabile farsi subito aiutare da qualcuno a recuperare la parola corretta. In alternativa, è meglio distrarre la mente e pensare ad altro. Prima o poi, anche a distanza di qualche giorno, un improvviso aiuto sbloccherà la parola che tornerà ad essere accessibile al ricordo. La tecnica di ripetere ad alta voce l’informazione subito dopo averla rievocata, potrebbe aiutarti a recuperarla più agevolmente in futuro.
Una strategia, suggerita per sollecitare il recupero della parola, consiste nello scrivere una lista di tutte le associazioni che ti vengono in mente al posto di quella momentaneamente inaccessibile. Una delle associazioni elencate ti aiuterà in modo decisivo nella corretta rievocazione.
Un’altra strategia consiglia di passare in rassegna tutte le lettere dell’alfabeto. Quando arriverai alla lettera corrispondente, dovrebbe tornarti in mente la parola “sulla punta della lingua”.
Libro di Sara Bottiroli & Elena Cavallini ” 101 modi per allenare la memoria“ Newton Compton Editori (2012).
Quale sarà la strategia migliore? Ti invito a sperimentarle!