Giovanni è un bambino di 9 anni con autismo.
Nel pomeriggio Giovanni mangia volentieri il gelato con i suoi genitori e sa dire bene “gelato” sfogliando un libretto illustrato. Tuttavia, quando è ora di merenda, invece di guardare il genitore e dire “gelato” cerca sempre di prenderlo da solo.
Quando ha finito la merenda, Giovanni si alza dal tavolo ed esclama: “Giovanni vuole la palla!”. Il bambino gioca con il papà e si scambiano qualche passaggio, poi si ferma e, prima di calciare la palla particolarmente forte, ripete a voce alta una frase sentita tanto tempo prima nel suo cartone animato preferito: “ed ecco che il calciatore si concentra e parte all’attacco”. Quando finisce di giocare, stanchissimo, si sdraia sul divano, appoggia la testa sul cuscino e commenta: “il mio guanciale dei mille riposi”. Poi si alza, ma non si accorge della palla rimasta vicino al divano, ci mette sopra un piede e cade a terra. La mamma lo aiuta ad alzarsi e gli dice: “Giovanni, hai sempre la testa tra le nuvole!”. Giovanni ascolta la mamma e gli viene spontaneo alzare lo sguardo … per cercare sopra alla sua testa le nuvole a cui la mamma si riferisce.
I sintomi dell’Autismo: la “diade sintomatologica”
Le aree particolarmente colpite nell’autismo sono due:
- L’abilità di comunicare socialmente e interagire con gli altri.
- L’abilità di organizzare il proprio comportamento in modo flessibile e non ripetitivo.
Oggi conosceremo meglio la prima area, concentrandoci in particolare sul Deficit Comunicativo nell’autismo.
Il Deficit Comunicativo nell’Autismo
Quando si tratta di comunicazione nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico, la parola chiave è “eterogeneità”: alcuni bambini con autismo non parlano affatto, altri parlano troppo poco, altri ancora parlano “troppo”. Cosa li accomuna? Tutti, anche i bambini che raggiungono un buon livello di linguaggio verbale, hanno difficoltà nella pragmatica della comunicazione, cioè l’uso del linguaggio all’interno di una interazione sociale.
Il Deficit nella Comunicazione Verbale
Ecco alcune caratteristiche anomale nel linguaggio dei bambini con autismo:
- l’inversione pronominale. Spesso i bambini usano la seconda o la terza persona invece della prima persona, ad esempio Giovanni dice: “Giovanni vuole la palla” invece che “Io voglio la palla”.
- l’ecolalia. I bambini con autismo possono ripetere letteralmente frasi sentite da altri, ad esempio Giovanni, quando gioca con la palla, ripete sempre una frase tratta dal suo cartone animato preferito: “ed ecco che il calciatore si concentra e parte all’attacco”.
- l’uso idiosincratico di parole e frasi. I bambini con autismo possono ripetere in modo non convenzionale parole e frasi, per esempio Giovanni si sdraia sul divano per riposarsi e dice: “Il mio guanciale dei mille riposi”.
- l’articolazione “meccanica”. L’articolazione viene spesso descritta come poco fluida e poco spontanea.
- il volume della voce poco modulato. Il volume di solito non viene variato per dare significato alle frasi, e a tratti può essere eccessivamente alto o basso.
Il Deficit nella Comunicazione Non Verbale
Il deficit comunicativo non riguarda solo il linguaggio, ma anche la comunicazione non verbale. Infatti, diversamente dai bambini che hanno disturbi specifici del linguaggio, i bambini con autismo tendono a non compensare la loro difficoltà con altre forme di espressione (per esempio, difficilmente ricorrono alla gestualità).
Il Deficit nella Comunicazione Ricettiva Verbale e Non Verbale.
Anche la comunicazione ricettiva, cioè la comprensione del linguaggio, rappresenta un ambito di fragilità per i bambini con disturbi dello spettro autistico. Certamente esistono molte differenze individuali: alcuni bambini non comprendono nessuna forma di linguaggio verbale, altri capiscono solo specifiche parole, ma non il contesto in cui sono inserite, altri ancora hanno abilità linguistiche più avanzate. Una caratteristica molto comune, anche nei bambini che mostrano una buona comprensione, è la difficoltà con il linguaggio figurato, ad esempio con le metafore (Giovanni, quando la mamma gli dice che ha la testa tra le nuvole, guarda verso l’alto alla ricerca delle nuvole a cui la mamma si riferisce). Particolarmente critiche sono anche le espressioni per cui è necessario interpretare le intenzioni di chi parla, al di là di quello che dice effettivamente: ad esempio, le frasi ironiche o sarcastiche.
Anche la comprensione degli aspetti non verbali della comunicazione è critica: gesti, espressioni facciali, linguaggio del corpo e intonazioni della voce possono mettere molto in difficoltà i bambini con autismo.
Come comunicare con bambini con autismo
Per instaurare uno scambio comunicativo con un bambino con autismo scegliamo un linguaggio caratterizzato da enunciati semplici e diamo particolare enfasi alla comunicazione: utilizziamo un tono di voce calmo, gesti ed espressioni facciali salienti che accompagnino e sottolineino quello che viene comunicato.
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Bibliografia
Contenuti tratti e adattati da: Lucio Cottini e Giacomo Vivanti (2013), Autismo. Come e cosa fare con bambini e ragazzi a scuola, Giunti Scuola e Giunti O.S., Firenze
Foto: Bambini vettore creata da studiogstock – it.freepik.com