Il segreto del buon invecchiamento

Il segreto del buon invecchiamento

C’è un momento della vita in cui ci si rende conto che si sta entrando in una nuova fase della propria esistenza, la cosiddetta terza età, e si teme per ciò che potrà accadere.

L’insorgere dei primi disturbi connessi all’avanzamento dell’età (la memoria che comincia a perdere qualche colpo, l’abbassamento della vista e dell’udito, la riduzione delle forze fisiche), comportano una limitazione nello svolgimento delle attività della vita quotidiana e possono essere la causa del ritiro dalla vita sociale. Può così accadere che il sopraggiungere della terza età sia accompagnato dalla sensazione di non sentirsi più utili e ci si senta indeboliti nella propria autostima e dignità.
Fortunatamente non tutte le persone vivono l’invecchiamento in questo modo.

Siamo abituati a pensare all’invecchiamento come ad una fase dell’età per lo più associata ad un senso di perdita e di tristezza. A ben vedere tale concezione è frutto di un pre-giudizio, abbracciarlo significa precludersi la possibilità di vivere pienamente, con gioia e radiosità, questa nuova stagione della vita, nonostante gli inevitabili cambiamenti che la accompagnano.
Complice la società in cui viviamo, coltiviamo un’immagine negativa dell’invecchiamento responsabile delle tante paure che animano il cuore delle persone più avanti con gli anni: paura dei cambiamenti fisici, paura dell’isolamento, paura della solitudine, la paura delle malattie.

Ma è possibile invecchiare bene e soprattutto cosa dobbiamo fare per invecchiare bene?

Ecco due domande da un milione di dollari e più che mai attuali dal momento che numerosi studi hanno dimostrato che viviamo più a lungo, siamo più sani e più attivi.
Proviamo a rispondere a queste domande facendo nostra l’idea che all’origine del buon invecchiamento vi sia un cambiamento di mentalità, in quanto invecchiare bene richiede consapevolezza e intenzionalità. Detto in altri termini il buon invecchiamento non nasce dall’esterno ma dal modo di sentirci dentro, nel nostro cuore.

L’invecchiamento infatti non riguarda solo le perdite subite, ma anche la capacità di accedere a nuove gioie, continuare a essere in contatto con gli altri, mantenere la facoltà di meravigliarci e di crescere interiormente.
Come direbbe una nota psicologa francese, Marie de Hennezel: “Il cuore non invecchia perché se l’invecchiamento biologico è inevitabile, se il corpo cambia, l’uomo interiore non viene né alterato né influenzato dall’invecchiamento. Continua ad evolversi, a progredire”.

Il segreto dell’invecchiamento di successo risiede soprattutto nella capacità di :

– adattarsi alle situazioni

– mantenere la fiducia nelle proprie risorse

– accettare i propri limiti con umorismo

– dedicarci a ciò che ci rende felici.

Di fondamentale importanza è anche mantenere una rete relazionale, familiare e amichevole: donare con generosità, ricevere con gratitudine, ci nutre di positività.

Oltre ad un cambiamento di mentalità, il buon invecchiamento richiede delle azioni concrete.
Ad esempio, essere meno sedentari, andare a trovare gli amici, insomma cambiamenti di vita concreti. Trovare gioia in una fase della vita che implica sfide sul piano fisico e psicologico richiede un cambiamento di comportamento. A volte gli anziani sono restii a cambiare i propri comportamenti perché ciò richiede più energia di quanta siano disposti a spenderne.

C’è un detto che dice: le vecchie abitudini sono dure a morire; è anche vero che le nuove abitudini sono altrettanto difficili da far nascere!

Per concludere, se vuoi invecchiare bene devi preoccuparti di “aggiungere vita agli anni e non semplicemente anni alla vita” (Vaillant, 2001).